Essere madre: un evento da sostenere
Di recente ci troviamo a pensare, stimolati dai fatti di cronaca, alla maternità non solo come evento desiderato e ricercato ma come evento pieno di angosce e di paure vissute nella solitudine e con un forte sentimento di inadeguatezza per quelle che appaiono soltanto delle “debolezze” o “fissazioni” personali.
La maternità e il puerperio è un periodo di grandi trasformazioni sia sul piano biologico che psicologico che produce delle implicazioni emotive nella donna in relazione al suo rapporto con la propria madre, con il bambino, con il partner e l’ambiente sociale.E’ prevalentemente un momento di passaggio irreversibile,come altre fasi della sua vita quale l’adolescenza e la menopausa e necessita di una serie di adattamenti.
Erikson afferma che una caratteristica particolare di queste tre fasi critiche di sviluppo, che le distingue da altri momenti della vita, è nella interdipendenza tra i cambiamenti psicologici e biologici. In queste fasi, infatti, il cambiamento irreversibile che sta avvenendo nel corpo della donna è accompagnato da ripercussioni psicologiche che portano a una rielaborazione interna del momento specifico che la donna sta vivendo. Vale a dire che al cambiamento biologico si allinea un cambiamento psicologico e sociale.
Questo cambiamento generale nel corpo e nella vita della donna è impresso dall’evoluzione biologica che impone al processo di adattamento il carattere di inevitabilità. Una volta adolescenti non si può più ritornare bambini, una volta in menopausa non si possono più generare figli ed una volta madre non si può più essere un’unità individuale. Un’altra caratteristica dei momenti di passaggio è quello di essere il campo di prova della salute mentale e tendono a condurre, in condizioni interne ed esterne sfavorevoli, verso soluzioni nevrotiche e persino psicotiche.
La crisi non deve però essere intesa come qualcosa che denunci una patologia, ma, nel suo vero senso generale, come una fase decisiva nel corso degli eventi vitali, una “svolta” che produce la ricerca di nuove soluzioni.
La maternità si concretizza con la nascita del bambino e i sentimenti con cui la donna si accosta al puerperio possono essere contrastanti : un senso di perdita (la gravidanza è finita) e un’acquisizione (il bambino), occorre operare una distinzione fra fantasie e realtà relativamente al bambino e alle relazioni con l’ambiente.
Questo periodo è particolarmente delicato, è essenziale proprio in questa situazione la presenza di un ambiente esterno che sostenga la puerpera, che non la faccia sentire sola ad affrontare i cambiamenti. Subito dopo il parto la donna si trova in uno stato di smarrimento, di indecisione.
Il figlio è qualcosa di non chiaramente focalizzato, è staccato, ma non si sono ancora precisati i termini della loro relazione, che potrà dirsi solo al momento dell’affidamento e dell’attaccamento al seno. A questo si collegano le ansie connesse all’allattamento, al timore di non avere latte o che il bambino non si attacchi. La donna ha bisogno di essere rassicurata per poter esprimere la sua parte materna nel rapporto con il figlio.
Appare del tutto evidente quindi nelle situazioni carenti di una rete di sostegno pensare a servizi che possano affiancare e sostenere la donna e la coppia sia nelle cure al neonato sia nella gestione della vita quotidiana con interventi domiciliari e di sostegno psicologico.
Dott.ssa Ceccarelli Emira
(psicologa psicoterapeuta)